Roma, il dg Rota lancia l’allarme: Atac a un passo dal crac

“In questi mesi ho preso progressivamente atto di una situazione dell’azienda assai pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale, da un debito enorme accumulato negli anni scorsi, il tempo è finito, è il momento di dire la verità”. È l’allarme lanciato da Bruno Rota, direttore generale dell’Atac, l’azienda municipalizzata di trasporto pubblico di Roma, intervistato dal Corriere della Sera e dal Fatto quotidiano. La stabilizzazione del debito negli ultimi 12 mesi, spiega al quotidiano di via Solferino, “purtroppo conta poco”, quando hai 1.350 milioni di debito sedimentato nel tempo, non hai risolto il problema quando non sale”. Ormai, aggiunge, “l’effetto combinato dell’anzianità del parco mezzi e l’impossibilità di fare interventi di manutenzione, dato che non si trovano fornitori disposti a darci credito, fa sì che non si riesca a far fronte alle esigenze di normale funzionamento”. Aggiunge Rota al Corriere: “Il personale di linea continua a timbrare poco e male. Per questo insisto che bisogna iniziare a rispettare le regole, sono anni che non lo si fa. Si parla di turni massacranti e c’è gente che non arriva a tre ore effettive di guida, quando le fanno. Bisogna che si prenda coscienza anche di questi problemi. Non si timbra malgrado le regole dicano altrimenti, e si prendono salari su orari di lavoro presunti. È intollerabile sia nei confronti di chi fa il proprio mestiere, sia di coloro che un lavoro non riescono ad averlo”. Rota afferma che fa fatica anche a pagare gli stipendi: “Anche questo mese ce la facciamo ricorrendo a misure eccezionali e chiedendo un impegno straordinario al Comune di Roma, che però non è ripetibile all’infinito. Sono misure tampone”. Altro tema, sottolinea, “non è ridurre il numero dei dipendenti”, anzi, “i dipendenti in un certo senso mancano, visti i tassi di assenteismo consolidati nel tempo”, così si fa anche “fatica a coprire i turni”. Sempre al Corsera Rota parla dell’atteggiamento dei sindacati: “I sindacati rappresentativi li ho incontrati tutti. Per la verità qui si presentano come rappresentanti delle posizioni del sindacato gente che ha trecento iscritti su undicimila dipendenti. Gente che va in tivù a spiegare come funzionano i sistemi di sicurezza dei mezzi senza saperne nulla”.

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